venerdì 9 giugno 2017

Storia del servomotore elettrico

La storia dello sviluppo dei servomotori elettrici è frutto di un laborioso processo che inizia nell'800 è ha come fulcro centrale il tema della stabilità.
I primi settant’anni del XIX secolo vedono uno sforzo consistente per sviluppare e migliorare il regolatore di Watt. Una delle spinte all’innovazione viene dalle esigenze di miglioramento delle macchine a vapore.
Dalla metà dell’800 si intravedono gli sviluppi teorici di quella che stava diventando la scienza dei controlli utilizzando lo sviluppo dell’analisi matematica prima con Maxwell il quale scrive l’articolo “On Governors” (1868), poi Edward Routh il quale scrive il celebre  trattato “Stability of Motion” (1874-77).
A fine 800 invenzioni e scoperte importanti contribuiscono ad affermare il passaggio dall’era del vapore a quella dell’elettricità, la scoperta del campo magnetico rotante di Galileo Ferraris (1885) e l’alternatore di Nikola Tesla (1887). L’elettricità mette a disposizione dei sistemi di controllo e nuovi strumenti per misurare parametri di processo, per trasmettere e manipolare segnali, per attivare gli attuatori.
In questo contesto storico, il primo servomotore viene inventato nell'ambito dell'ingegneria navale per facilitare il lavoro dei timonieri, introducendo sistemi motorizzati di governo del timone. Il primo servomotore, progettato da Sickels negli Stati Uniti, e brevettato nel 1853, è un sistema ad anello aperto; mentre il primo servomotore ad anello chiuso viene brevettato nel 1866 ed è frutto del progetto di John McFarlane Gray per la nave a vapore Great Eastern di Brunel. In Francia, nello stesso periodo, Denis Farcot progetta alcuni sistemi di controllo di posizione ad anello chiuso, tra i quali alcuni motori di governo del timone; è lui che propone di chiamare queste apparecchiature “servo-moteur” o “moteur asservi”, da cui derivano i termini servomotore e servomeccanismo. fonte

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