Storia del servomotore elettrico
La storia dello
sviluppo dei servomotori elettrici è frutto di un laborioso processo che inizia
nell'800 è ha come fulcro centrale il tema della stabilità.
I primi settant’anni del XIX secolo vedono uno sforzo
consistente per sviluppare e migliorare il regolatore di Watt. Una delle spinte
all’innovazione viene dalle esigenze di miglioramento delle macchine a vapore.
Dalla metà dell’800 si intravedono gli sviluppi teorici di
quella che stava diventando la scienza dei controlli utilizzando lo sviluppo
dell’analisi matematica prima con Maxwell il quale scrive l’articolo “On Governors” (1868), poi Edward Routh
il quale scrive il celebre trattato “Stability of Motion” (1874-77).
A fine 800 invenzioni e scoperte importanti contribuiscono
ad affermare il passaggio dall’era del vapore a quella dell’elettricità, la
scoperta del campo magnetico rotante di Galileo Ferraris (1885) e l’alternatore
di Nikola Tesla (1887). L’elettricità mette a disposizione dei sistemi di
controllo e nuovi strumenti per misurare parametri di processo, per trasmettere
e manipolare segnali, per attivare gli attuatori.
In questo contesto storico, il primo
servomotore viene inventato nell'ambito dell'ingegneria navale per facilitare
il lavoro dei timonieri, introducendo sistemi motorizzati di governo del
timone. Il primo servomotore, progettato da Sickels negli Stati Uniti, e
brevettato nel 1853, è un sistema ad anello aperto; mentre il primo servomotore
ad anello chiuso viene brevettato nel 1866 ed è frutto del progetto di John
McFarlane Gray per la nave a vapore Great Eastern di Brunel. In Francia, nello
stesso periodo, Denis Farcot progetta alcuni sistemi di controllo di posizione
ad anello chiuso, tra i quali alcuni motori di governo del timone; è lui che
propone di chiamare queste apparecchiature “servo-moteur” o “moteur asservi”,
da cui derivano i termini servomotore e servomeccanismo. fonte
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